Sembra che Povia abbia dichiarato che gay si diventa in base alle frequentazioni, alle amicizie, agli ambienti in cui si vive o si sceglie di vivere. Sembra che la sua affermazione fosse denigratoria, come per dire: essere gay è una scelta, non si nasce gay.
Beh, non è un argomento che di solito mi interessa, ma sto leggendo “Io, Alessandro” di Steven Pressfield, e qualche giorno ho visto “Alexander”, con Colin Farrel, Angelina Jolie e Val Kimer… e tempo fa avevo letto l’Adriano della Yourcenar… insomma, ho fatto dei collegamenti mentali, pensando ai soldati greci e ai loro amori omosessuali.
Premessa: non è scientificamente provato se si nasce o se si diventa omosessuali: è un po’ come la malattia mentale, la scienza considera malattie certe espressioni a seconda del periodo storico in cui si esprime, perché di scientifico, dimostrabile e ripetibile nell’uomo c’è davvero poco, ma poco poco.
Personalmente, non mi interessa: che sia una scelta di vita o una caratteristica congenita, non cambia il fatto che la dignità di una persona si definisce da ben altre doti, non da quello che fa nell’intimità (e, qui, Povia, con le sue uscite offensive nei social è solo un poveraccio che non sa attirare l’attenzione con le sue canzoni e dunque ci prova in altro modo).
Quello che mi ha colpito, è la reazione dei media e dei social: l’attacco al Povia è stato politicamente strumentalizzato.
Perché gli attacchi non vertevano sui contenuti della sua frase (“Gay si diventa, non si nasce”): se fosse stato così, gli si poteva semplicemente ribattere che ci sono casi di omosessuali nati e casi di omosessuali “diventati” e tanti, tanti, casi misti, di cui non si potrà mai scindere le due componenti.
Ma gli attacchi a Povia non sono andati in questa direzione, perché la sollevazione popolare nei social è stata una semplice caciara. Casino. Insomma: tanto per far vedere che si attacca Povia perché è omofobo, ma senza spiegare, senza argomentare. Solo per mostrare che si è contrari.
Ignorarlo non gli avrebbe dato più fastidio?
Non acquistare le sue canzoni non lo avrebbe fatto riflettere di più?
Ho l’impressione che la gente esterni opinioni solo perché ritiene che certe opinioni siano di un certo schieramento politico.
In concreto: sono omofobo se sono di destra e sono pro-omosessuali se sono di sinistra.
Ma si può fare lo stesso discorso con molti altri argomenti: sono a favore dell’immigrazione se sono di sinistra e sono contrario all’immigrazione se sono di destra.
A favore della Tav o contrario alla Tav.
A favore dei vaccini o contrario ai vaccini.
A favore del reddito di cittadinanza o contrario al reddito di cittadinanza.
Guardate che non dovrebbe mica funzionare così, un cervello…
Al di là della semplificazione che queste prese di posizione comportano, e al di là del fatto che non ci sono più partiti di sinistra e di destra: non vi sentite privati di una certa libertà di pensiero?
Uno si mette in testa di essere di sinistra, e allora si convince che ridurre le tasse alle aziende è il Male. O viceversa. E si convince ascoltando e rielaborando messaggi che vengono da chi la pensa come lui.
Signori, vi dirò una cosa: la ragione, il puro intelletto, può spiegare e giustificare qualunque cosa. Una volta i sofisti lo facevano: si allenavano volgendo i discorsi in modo da argomentare prima a favore, e, poi, contro certe decisioni.
Se una persona, dentro di sé, ha già scelto, il puro cervello (anche quando è piccolo e poco allenato) confermerà tutto.
E’ il “dentro di sé” che fa la differenza.
Tornando a Povia: gli atteggiamenti sono due.
O si ignora (e secondo me sarebbe questa la soluzione più fastidiosa per lui), o si ribatte, si argomenta, si spiega.
A voi la scelta.