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La dieta fasting, JB Rives @NewtonCompton @casalettori

Nominare il digiuno è sempre impopolare: ecco perché si può intitolare un libro La Dieta Fasting, perché molti non sanno che Fasting significa proprio digiunare.

L’autore, che si definisce un appassionato di nutrizione senza essere né un medico né un nutrizionista, ci sottopone il suo attuale stile di vita. Stile di vita che gli ha permesso di perdere venti chili senza dedicarsi troppo attivamente allo sport né contare le calorie.

Il digiuno non è una pratica nuova, ma la scienza moderna negli ultimi decenni ha scoperto diverse ragioni per cui dovremmo prendere sul serio questo modo di vita.

Lo dice Walter Londo, con la sua Dieta Mima Digiuno, ma, per restare in tema di personaggi famosi italiani, lo diceva anche Veronesi. E lo dicono centinaia di esperti: mangiamo troppo. Il nostro corpo non è fatto per mangiare di continuo.

E’ interessante la carrellata storica che JB Rives ci scodella nella prima parte del libro: i perché della nostra alimentazione troppo abbondante. Riassumendo al massimo, si tratta di… soldi. Economia. Necessità di produrre e vendere alimenti. Sempre di più.

Magari inventandosi la necessità di snacking, dicendoci che dobbiamo mangiare cinque volte al giorno. Convogliando le ricerche scientifiche verso certe direzioni.

Ci sono vari modi di digiunare. L’autore ha scelto quella 16:8, cioè mangia nell’arco di otto ore e digiuna per altre 16, possibilmente facendo rientrare nella fase di digiuno anche la notte, quando già digiuniamo senza accorgercene. Lui quindi mangia dalle 12 alle 21, ma la fascia temporale è modificabile in base alla vita sociale e lavorativa di ognuno.

Anche se il titolo si incentra sul dimagrimento, la ragione principale del digiuno è molto più ampia: la salute. Con il digiuno, si favorisce l’autofagia delle cellule vecchie o malate, dando il via a un generale processo di depurazione.

C’è un gruppo Facebook dedicato al fasting. Si chiama Delay, don’t deny: ritarda, non rinunciare (certo, in inglese suona meglio). Sembrerebbe quasi che nelle otto ore di alimentazione uno possa permettersi di tutto e di più. In realtà, quando il corpo si abitua al fasting, la percezione della fame si modifica. Al mattino, dopo le prime due settimane, non si ha più voglia di far colazione, e il pizzicore allo stomaco prima di mezzogiorno è facilmente gestibile.

Alla fine non si riesce a condensare i precedenti cinque pasti col loro carico calorico nelle otto ore. E’ quasi inevitabile mangiare di meno.

Scopo raggiunto.

Ricordandosi che la dieta migliore è la dieta che riesci a seguire, direi che questo fasting merita un tentativo.

PS: il mio consiglio è, per le settimane che vi dedicherete a questo esperimento, di fornirvi di belle scorte di tè e tisane, perché dovrete bere molto.

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