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L’ospite inquietante – Umberto Galimberti @Feltrinellied

L’ospite inquietante è il nichilismo, e Galiberti in questo libro se ne occupa con riferimento ai giovani tra i 15 e i 25 anni.

Una cosa bisogna tenere bene a mente: “il disagio giovanile non ha origine psicologica ma culturale“. Ne consegue che le soluzioni devono essere culturali, non psicologiche o, peggio, farmacologiche.

Ad esempio: la società ragiona in termini di risultati, non di fini.

Guardiamo un’azienda, un’azienda qualunque: lo scopo è il fatturato, è la quota di mercato, è il prestigio. Ti diranno poi, per giustificarsi, che l’imprenditore ha sulle spalle tutte le famiglie dei suoi dipendenti, ha una responsabilità… lo dicono sempre, come se avesse avviato l’azienda per fini umanitari.

In una società del genere, il futuro, da promessa, si trasforma in minaccia, soprattutto per i giovani, che vivono nel futuro, visto che di passato ne hanno poco e il presente è deludente.

E la scuola?

Istruisce, non educa. Inserisce dati nei cervelli, non si occupa dell’analfabetismo emotivo degli alunni, non li guarda in faccia, non li considera nelle loro individualità. Ha bisogno di numeri, la scuola: deve misurare, confrontare. Non si occupa del desiderio di riconoscimento.

La frustrazione, (…) è utilissima per crescere, ma che, come tutte le medicine efficaci, va dosata. Un eccesso di frustrazione – come nel caso di voti troppo bassi distribuiti in nome dell’oggettività delle prove, senza un minimo sospetto che dietro le prove c’è qualcuno che ci prova e che si mete alla prova – sposta altrove la ricerca di riconoscimento.

Le conseguenze? Droga, sassi dal cavalcavia, suicidi, depressione, disturbi alimentari, sociopatia, bullismo, collasso della comunicazione ecc…

Mancano i luoghi di incontro e di scambio intergenerazionale, ma anche intragenerazionale: i giovani spesso si isolano dai propri coetanei e, quando li frequentano, i rapporti restano superficiali.

Galimberti ha una particolare forma di approfondimento dei problemi, li guarda sempre da un punto di vista diverso dalla maggioranza ma… ha un linguaggio troppo poetico, quasi un esercizio stilistico, a volte.

Voto: 3 su 5.

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