Tag Archives: Baricco

Mr. Gwyn, Alessandro Baricco


La copertina, con l’impronta creata fruttando il testo originale di BARTLEBY LO SCRIVANO, è parte integrante del testo. Perché anche Mr. Gwyn, a modo suo, dice “Preferisco di no”. Non è un il no secco e un poco offeso con cui uno scrittore come lui potrebbe affermare di non voler più scrivere, ma è irreversibile (o no?). Dal momento in cui Mr. Gwyn farà pubblicare sul giornale la sua intenzione, non usciranno più libri col suo nome.
Ma si può smettere di scrivere? Stando a Demetrio (“Perché amiamo scrivere”), la risposta è no. E infatti Mr. Gwyn si accorge che non può, ha bisogno di trovare un modo per scrivere che non comporti un altro libro col suo nome sopra. Così, grazie a un tempistico incontro, che si protrae anche dopo la morte della signora col foulard impermeabile, capisce qual è il lavoro che fa per lui: il copista. Deve copiare le persone. Deve scrivere ritratti.
L’assurdo sfuma nel poetico e ci troviamo, come solo con le belle storie capita, ad accettare la galleria dei personaggi che Mr. Gwyn incontra, anche un vecchietto che costruisce lampadine a mano è completamente normale nell’economia del romanzo (che è poi la cifra di Baricco, in cui non si capisce mai se l’assurdo nasconde un messaggio sicuro).

Ci sono luoghi, suoni, luci che sono noi. Ma ci serve qualcuno che ci renda consapevoli di questo, che ci riporti a casa. E questo qualcuno può farlo in molti modi, con un pennello, una carezza, una penna.

Leave a comment

Filed under Libri & C.

Libri legati


Sebbene il mio criterio di scelta dei libri da leggere sia ai limiti del bizzarro, spesso trovo che si leghino tra loro, sembra quasi che qualcuno li abbia scelti per me.
Ad esempio…
Ho finito di leggere LA CAMERA DI BALTUS della Mazzucco. In un passo parla di Aracne, perché l’affresco pullula di ragni:
“Aracne: la tessitrice artista che rappresenta nella sua tela le ingiustizie, le menzogne e le colpe degli dei. Aracne, che viene trasformata in ragno rinsecchito per aver osato sfidare nella sua arte la dea Atena.”
E poi procede ponendo il parallelismo tra Aracne e il Maestro (sconosciuto allo studioso). By the way: è un libro di parallelismi, questo.

Ma Aracne mi ricompare anche in “Perché amiamo scrivere” di Duccio Demetrio.
“Più volte si è andati mostrando che molto assomiglia al racconto, ai discorsi umani, e anche allo scrivere, l’opera paziente di chi ordisce tele, arazzi, tessuti. Il filo della memoria, del ragionamento, della narrazione…”
E questo è un saggio di filosofia. O mitologia? Non chiaro. Trovo sia interessante il punto centrale del libro di Demetrio, il suo tentativo di trovare una musa per la scrittura, unica forma d’arte che ne è priva (in occidente). Lui la trova in Eco, che amava Narciso, ma che viene trasformata in pietra e privata della parola, nonché condannata a ripetere solo le ultime sillabe che sente (ma che tiene in sè le parole scritte). Il resto del libro è un’ode alla scrittura che costruisce parallelismi con i miti classici: alla lunga, però, la lettura cade, perché sebbene ammiri la ricchezza di immagini e lo stile di Demetrio, il contenuto si ripete troppo.

Infine, appena iniziato, MR. GWYN di Baricco. E qui c’è uno scrittore che decide di smettere di scrivere ma… si accorge di non poterne fare a meno. Il legame col libro di Demetrio si pone qui, quando Demetrio dice:
“Non basta decidere di non scrivere più. Continua ad aleggiare il suo soffio vitale, ci riafferra inaspettatamente. Ci scopriamo braccati da un’assuefazione che non fa vittime, tranne tra chi ne soffra.”
E infatti Mr. Gwyn trova un sistema alternativo per utilizzare la scrittura senza scrivere libri: scriverà ritratti.

1 Comment

Filed under Libri & C.

Questa storia, Alessandro Baricco

Scrivo qui l’incipit. Dopo il primo capitolo, lo stile cambia, si torna (quasi) all’affabulazione che mi piace, ma queste prime pagine non mi hanno invogliato a continuare, dunque l’incontro con questo libro, per ora, si ferma qui.

OUVERTURE

Tiepida la notte di maggio a Parigi, mille novecento tre. Dalle loro case, centomila parigini lasciarono a metà la notte, scolando in massa verso le stazioni Saint-Lazare e montparnasse, stazioni ferroviarie. Alcuni neanche andarono a dormire, altri puntarono la sveglia a un’ora assurda per poi scivolare via dal letto, lavarsi senza far rumore e sbattere nelle cose, cercando la giacca.

Quegli spazi non li capisco. Li ritrovo in tutta questa prima overture. Li trovo di uno sperimentalismo inutile. E’ per questo che ho letto solo cinque pagine e ora lo metto da parte. In futuro, forse, lo riprenderò in mano.

Leave a comment

Filed under Libri & C.