Tag Archives: avvocato

L’avvocato di strada (John Grisham)

Diversamente da altri libri di Grisham che ho letto, questa vicenda non si svolge in un’aula di tribunale durante una serie di processi.

Il protagonista, Michael Brock, lavora per un grande studio legale di Washington: ha uno stipendio da favola, un appartamento da ricchi, una Lexus di valore, una moglie medico che guadagna molto e ha prospettive di guadagnare ancora di più.

Lavora quindici ore al giorno e il week-end è tale solo di nome, ma sì fa così, l’obiettivo è guadagnare sempre di più.

Un giorno, però, nello studio irrompe un barbone di colore che tiene in ostaggio lui e altri colleghi.

Non dice cosa vuole, ma fa domande sui loro stipendi e sulla quota della loro ricchezza che viene data in beneficienza.

La disavventura dura poco perché il barbone viene ucciso con una pallottola in testa ma Michael ne rimane scioccato.

Inizia a frequentare i quartieri più poveri cercando di capire cosa può aver spinto il barbone a compiere un gesto del genere e conosce un avvocato di strada, Mordecai Green. Insieme a lui, inizia a frequentare i ricoveri degli homeless e scopre un mondo che non si era mai immaginato e dal quale si è sempre tenuto ben a distanza, vista la pericolosità di certi quartieri.

Vuole capire come si può cadere così in basso e comincia a indagare nella vicenda del barbone ucciso, scoprendo che è legata alla morte di una madre e quattro bambini a causa di un tubo di scarico intasato dalla neve.

Il libro è interessante più per la discesa negli abissi che per la causa legale che intenterà con l’ufficio in cui lavorava.

Ho scoperto che gli avvocati di alto livello seguono un sistema il cui scopo è fatturare al loro cliente il maggior numero di ore e spese possibile. Un pranzo di lavoro con la presenza del cliente viene fatturato a lui, e addirittura le fotocopiatrici hanno un sistema automatizzato che collega la fotocopia all’anagrafica del cliente. Tutto è minuziosamente annotato e registrato, le cifre salgono, gli zeri si moltiplicano.

Dal libro si capisce perché la categoria degli avvocati negli Stati Uniti è così odiata.

Michael Brock viene mollato dalla moglie e deve abbandonare l’appartamento super lussuoso e finisce a lavorare per Mordecai con uno stipendio così “basso” che la sua famiglia ha difficoltà a capirlo.

Trovo che sia un cedimento al glamour il fatto che dopo un mese che la vita gli è stata rivoltata sotto i piedi, lui si trovi già una nuova ragazza, ma gli scrittori di bestsellers non riescono a staccarsi dai cliché.

Nel complesso però il libro è interessante, perché, come dico sempre, l’Italia copia gli Stati Uniti: magari ci mette dieci anni, magari quindici, ma se vogliamo leggere il nostro futuro, bisogna sapere cosa succede oltremare.

Leave a comment

Filed under Libri & C.

Non so niente di te, Paola Mastrocola @Einaudiedizioni

Avevo sempre sentito parlare di questa Mastrocola, che dovevo provare a leggere un suo libro. Ma forse ho iniziato da quello sbagliato perché, diciamolo, mi sono annoiata da morire.

Mi piaceva il tema: qualcuno ha la vita che vorrebbe? Oppure siamo tutti instradati su strade già scelte da altri a nostra insaputa?

La storia inizia con Filippo Cantirami, promettente giovane economista che deve tenere una lezione in un college inglese e ci va… con un gregge di pecore. L’evento in sé è spiazzante, ma lo diventa ancor di più per la sua famiglia di origine quando la notizia la raggiunge.

La madre e il padre di Filippo vanno in paranoia, ognuno a modo suo,  e cominciano ad analizzare il passato del figlio per capire cosa hanno sbagliato: ma come, dicono, un figlio così promettente, con master e borsa di studio, finisce a fare il formaggio?

Poi si aggiunge la zia Giuliana, la zia preferita di Filippo, quella un po’ svagata, la pecora (!) nera della famiglia, che nonostante il background da medio-alta borghesia, si accontenta di fare la bibliotecaria: anche la zia Giuliana, dunque, sulle tracce di questo nipote che non si fa trovare.

Un po’ alla volta, salta fuori che questo Filippo nessuno l’ha mai capito. E il libro si chiude molti anni dopo, in Norvegia. Non dico altro, sennò svelo quel poco di suspence che potete trovarci.

Perché mi ha annoiato?

Beh, innanzitutto, a me non piace lo stile ironico/comico. E’ un limite mio, lo so, magari a qualcun altro piace. A me no.

Poi, secondo me, usa troppo discorso libero indiretto: alla fine stanca. Tutti quei giri di parole per esprimere pensieri e ricordi utilizzando il parlato.

E infine, proprio perché usa tanto discorso libero indiretto, il libro dice tutto. Tutto quello che i personaggi pensano. Manca il non detto. O meglio, il non detto te lo devi tirar fuori dalla storia generale, magari aiutandoti con le pseudo-saggezze sparse qua e là.

Ad un certo punto, ho dovuto iniziare a saltare pezzi di capitoli: non ce la facevo più…

Voto: 2/5.

3 Comments

Filed under automiglioramento, Libri & C., purposes, Scrittori italiani