La voce narrante descrive stati d’animo e sensazioni: parla di sua madre, di un bambino che diventa suo amico, dei paesaggi della Thailandia. Ad un certo punto: un rapimento, e paura, terrore, orrore, dolore, sete. Poi, alla fine, la luce, un salvataggio, la fine dell’inferno. Solo alla fine si viene a scoprire che la voce narrante è quella di un cane: mi ricorda un racconto di fantascienza in cui la voce narrante parla di alieni orripilanti da cui bisogna difendersi e poi si scopre che questi alieni sono gli esseri umani.
Questo libro è un po’ così, ma gli esseri umani sono anche Atid e il vecchio che ha raccolto Boonrod per strada insieme alla madre, sebbene non avesse neanche il cibo per sé.
E’ un romanzo pieno di colori e paesaggi, tutti travisati dagli occhi di un cane (che però potrebbero essere gli occhi di una persona particolarmente sensibile). La prosa un po’ ottocentesca – ci sono tante descrizioni – non ci risparmia la durezza della paura quando Boonrod è imprigionato.
E’ una storia vera, tanto che il cane ora vive con la scrittrice, e i proventi del libro andranno alla Soi Dog, un’associazione che si occupa di salvare i cani dal mercato alimentare. In Thailandia ora è illegale commerciare carne di cane, ma nel resto dell’Oriente no. E i numeri sono spaventosi (per il commercio dei gatti, addirittura non ci sono).
Notevole l’intento di Paola Tonussi che lo ha scritto di getto per dare una mano in questa crociata.
Mi permetto solo un invito personale: non facciamo differenze tra cani, gatti, rane, maiali e mucche. Se il commercio di carne di cane solleva un vespaio anche tra chi vegetariano non è, cerchiamo di essere coerenti. E’ la posizione dei c.d. onnivori che mi sembra un po’ dubbia quando se la prendono con gli orientali per i loro usi e costumi: le usanze si cambiano. Dappertutto, quando serve.