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Gran Canaria, di A. J. Cronin @libribompiani


Cronin era un grande affabulatore e un buon conoscitore dell’animo umano. Però, rileggendo un suo libro oggi, ci si accorge di quanto sia cambiato l’atteggiamento di un lettore davanti ai personaggi letterari.

La storia: Harvey Leight è un medico cui sono morti tre pazienti a causa di un esperimento andato a male. Disilluso e arrabbiato, si lascia convincere a intraprendere un viaggio fino alle Canarie. Sulla nave incontra dei passeggeri sono diversissimi tra loro: Robert e Susan, missionario e sorella; Corcoran, ex pugile bonaccione e fanfarone; Monna Lisa, donnone dalle molte risorse ma poco affabile; e, infine, Mary Fielding, bellissima, ricchissima e sposatissima trentacinquenne, con due suoi accompagnatori.

I passeggeri faticano a legare tra loro. Scocca l’amore a prima vista tra Mary e Leight, ma un’epidemia di febbre gialla rischia di dividerli per sempre una volta arrivati a destinazione. Non dico come finisce, ma anticipo che l’incontro tra i due sembra essere il frutto di una fatalità che si ripete nei secoli.

La storia si lascerebbe leggere, se non fosse che i rapporti tra i passeggeri sono fin troppo chiari dall’inizio. Non c’è una conoscenza graduale, si stabiliscono subito i ruoli, le simpatie e le antipatie: non funziona così, nella realtà. E neanche a farlo apposta, Susan si innamora perdutamente di Leight: dopo che ci avrà parlato insieme due volte…

Non manca la scazzottata, vinta ovviamente dal protagonista, né la tragedia, in cui rimane vittima il personaggio più umile ed altruista: entrambi elementi un po’ scontati.

Ho una edizione del 1943 che è una barzelletta. A parte gli “ella” e gli “essa”, che dopo un po’ diventano illeggibili, ci sono delle imprecisioni nella traduzione che oggi sarebbero impensabili, come l’uso di “pretendere” per tradurre “pretend”, al posto di fingere. E poi, i tempi verbali… mamma mia! Tutto il romanzo si svolge al passato, ma come le giustifico traduzioni del genere:

Non aveva capito le parole; non le capirebbe mai.

(al posto di “non le avrebbe capite mai”)

Non aveva mai messo piede in quella stamberga, e non ce lo rimetterebbe più.

(al posto di “non ce lo avrebbe rimesso”)

Credo che questi, più che errori (leggendoli mi vengono i brividi, peggio del gessetto sulla lavagna), fossero frutti del tempo: 1943, guerra. E gli inglesi erano nemici. Forse non era facile trovare un traduttore con le contropalle in materia di condizionale passato… 🙂

Ad ogni modo, è uno dei pochissimi romanzi ambientati nelle Canarie. Ne avete altri da consigliarmi?

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