Questo libro nei vari paesi è stato tradotto nei modi più diversi: “Il metodo 1%” in tedesco, “Abitudini atomiche” in inglese e spagnolo, e ha ottenuto ottimi risultati di vendita.

E’ infatti un buon compendio che spiega sia come sorgono le abitudini, sia come possiamo sfruttarle per migliorare la nostra situazione.
Innanzitutto, l’abitudine nasce perché all’inizio c’è uno stimolo, a cui segue un desiderio, che dà luogo ad un’azione che, una volta compiuta, offre una sorta di appagamento (i termini usati nel libro possono essere leggermente diversi perché io ho ascoltato la versione in tedesco, ma cerco di rendere il senso generale nel modo più attendibile possibile).
L’abitudine è un comportamento ripetuto quasi senza pensarci, un modo per il cervello di risparmiarsi la fatica di decidere. Siccome lo scopo è proprio quello di risparmiare energia, se vogliamo instaurare abitudini positive, bisogna renderle il più facili possibile, ad esempio, accoppiandole ad abitudini già esistenti.
Ma un’abitudine non diventa tale se non è anche piacevole.
Non è un caso se dentifrici e saponette hanno profumi e aromi accattivanti.
Meglio accettare fin da subito che sono le emozioni a guidare i nostri comportamenti, non la nostra parte razionale: posso decidere di mettermi a correre ogni giorno, ma se non rendo l’esperienza in qualche modo piacevole, non riuscirò a portarla avanti abbastanza a lungo per instaurare un’abitudine.
Se poi l’abitudine alla fine diventa piacevole in sé, bè, questo è un bel traguardo, ma ci vuol tempo. Ricordo il primo minuto di corsa che ho fatto in vita mia, e vi assicuro che era tutt’altro che piacevole.
Noi agiamo perché, sotto sotto, vogliamo cambiare il modo in cui ci sentiamo.
Se prendi una sigaretta, non è per sentire il gusto di fumo in bocca, ma per calmare i nervi; se tiri una bestemmia, non è per offendere gli dei, ma per sfogare il nervosismo; se mangi di notte, non è perché hai fame, ma perché hai un senso di vuoto.
A volte bisogna capire le ragioni che stanno sotto a certi comportamenti, per capire meglio come reagire.
Alla fine, poi, non si può prescindere da se stessi e dai propri geni. Anche certi sportivi hanno raggiunto vette altissime nelle loro discipline perché il loro corpo era fatto in un certo modo (anche se questo non significa che non si debba allenarsi).
Clear usa una bella immagine: nell’acqua calda una patata si ammorbidisce, mentre un uovo si indurisce. Stesso ambiente, due reazioni completamente opposte. Non si può far altrimenti. Ma si può sfruttare il risultato decidendo la ricetta.
Nel libro riporta l’esempio di un fumettista: era mediamente bravo nel disegno, e tendeva a fare battute quando parlava. Niente di speciale, se ognuna di queste due caratteristiche veniva presa singolarmente. Non avrebbe potuto fare l’artista, né il comico. Ma il vignettista sì, sfruttando la propria personale combinazione di caratteristiche.
La scelta delle abitudini a cui sottoporsi, dunque, non può prescindere da ciò che siamo. L’identità percepita è sempre in agguato, e per cambiare stile di vita non si può ignorarla.
Un aiuto all’attivazione di abitudini sane può venire dal Tracking, cioè dalla registrazione di quello che facciamo. Può bastare un foglio di calendario, in cui mettiamo una crocetta ogni giorno di alimentazione sana o di allenamento in palestra: il cervello ha bisogno di tempo per cambiare i propri circuiti neuronali (e no, non c’è un tempo predefinito, dunque il discorso dei 21 giorni non può venir standardizzato per tutti).
Si può arrivare al punto in cui avere un calendario pieno di crocette è soddisfacente in sé, e allora siamo sulla buona strada per una nuova abitudine sana.
Certo, non ci si può neanche limitare a mettere crocette su un calendario pensando di aver ottenuto lo scopo della propria vita. Gli obiettivi vanno periodicamente analizzati, perché possono cambiare nel tempo.
Non bisogna farlo troppo spesso, né troppo poco: è come passare davanti allo specchio in corridoio tutti i giorni. Se mi controllo ad ogni passaggio, mi concentro su dettagli insignificanti; se non mi guardo mai allo specchio, rischio di accorgermi troppo tardi di essere ingrassato o di avere una pelle giallo itterico.
Ma una riflessione periodica ci vuole, sempre.
E’ un libro molto leggibile e ben strutturato. Gli youtuber di lingua inglese ne vanno pazzi, qui in Italia ne ho sentito parlar meno, ma ve lo consiglio.