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Rispettare le regole ai tempi del corona virus

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Ieri ho visto un video su youtube in cui una famigliola discuteva con la polizia in merito al loro diritto di prendere l’autostrada per andare a fare la spesa e una passeggiata a Peschiera del garda.

Il padre di famiglia parlava tanto dei suoi diritti, della Dichiarazione di Ginevra, dell’illegalità del decreto Conte… parlava soprattutto dei suoi diritti inalienabili: diritto di riprendere il poliziotto, diritto di andare dove volevano, diritti di qua, diritti di là.

Per pur caso, ho appena finito questo libro del filosofo spagnolo Fernando Savater: è un libro facile da leggere, dedicato da Savater al proprio figlio quindicenne, e parla molto di LIBERTA’.

Gli esseri umani posso scegliere tra bene e male. Questa è libertà: non siamo costretti a immolarci per il bene pubblico come fanno certi tipi di termiti quando il termitaio è minacciato.

Certo, a volta la libertà individuale è limitata: gli ostacoli possono essere ordini, abitudini, capricci.

Non sono tre ostacoli da porre sullo stesso piano: gli ordini (o le leggi) ci sono imposti dall’esterno; le abitudini sono spesso dettate dalle convenzioni o dalla comodità; i capricci vengono dal nostro impulso del momento.

Qualcuno ritiene che seguire i propri capricci sia un segno di libertà.

Ne siamo sicuri? Cosa è bene per l’essere umano?

Un esempio.

Esaù e Giacobbe erano fratelli gemelli ma Esaù era uscito per primo dall’utero, perciò aveva diritto alla primogenitura (= tutte le ricchezze del padre). Ebbene, Esaù un giorno torna a casa stanco morto, vede che Giacobbe ha preparato un piatto di gustose lenticchie e, pur di mangiarle, gli regala la primogenitura.

Esaù ha rinunciato a ricchezze e onori per un piatto di lenticchie. Ha scelto per il proprio bene?

Cos’è il bene?

Il bene è ciò che rispetta la dignità umana, propria e altrui.

Il bene non viene necessariamente da una legge statale. Anche i nazisti seguivano le leggi statali. La questione del bene dobbiamo porcela intimamente.

Il decreto Conte, con le limitazioni alle libertà individuali, può avere i suoi limiti… può anche essere illegale perché non recepito in tempo dalle camere… ognuno di noi deve chiedersi se rispettarlo o no. Non bisogna rispettarlo solo perché è un ordine!

Ma chiediamoci: la limitazione alla nostra libertà può aiutare a ridurre la diffusione del virus? E’ questa la domanda da farci.

Saremo liberi di agire secondo il nostro convincimento intimo solo se ci facciamo delle domande. E se abbiamo/cerchiamo le informazioni necessarie per darci le risposte.

Chi – in nome della propria libertà – dichiara pubblicamente di non rispettare questi decreti sul Corona Virus, è davvero libero?

A me sembra di no.

  1. Mi sembra che agiscano più per spirito di contraddizione che per intima convinzione: è una reazione. Se il decreto ci avesse imposto di uscire in passeggiata due volte al giorno, questi tipi si sarebbero tappati in casa. Questa non è libertà.
  2. Sei libero solo se conosci tutte le conseguenze delle tue scelte. Ma chi va a trovare i parenti a Pasqua può dire con certezza che non contagerà nessuno?

Non scendo nel dettaglio del libro di Savater, scritto in tempi non sospetti, ma testi del genere sono sempre utili per farci ragionare, in ogni epoca e luogo.

 

 

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Il sari rosso – @javiermoro123 @rahulgandhi

Sapevo che Sonia Gandhi era italiana ma non che fosse vicentina (ehi, siamo della stessa regione)!

E ho sempre pensato (ma non sono l’unica) che Indira Gandhi fosse la figlia del Mahatma, mentre invece era solo amici: il Mahatma frequentava il padre di lei, Nehru… Indira aveva acquistato il cognome Gandhi dal marito (che tra l’altro si chiamava Ghandi, e che si fece cambiare il cognome all’anagrafe).

Sonia Maino incontrò il futuro marito Rajiv Gandhi a Cambridge, dove era andata a studiare inglese. E’ figlia di un muratore che, lavorando come un matto (da bravo veneto) era diventato imprenditore.

Persona schiva e timida, le è venuto un attacco di panico quando il futuro marito Rajiv ha cercato di farle conoscere la suocera, Indira…

E’ così che Sonia entra a far parte della famiglia Gandhi. Negli anni, acquisterà la nazionalità indiana e assumerà le abitudini del suo paese di adozione (sapevate che l’India è la più grande democrazia al mondo?).

Scordatevi rose e fiori: la biografia inizia con la morte del marito di Sonia, ucciso da un attacco kamikaze. E per chi non se lo ricorda, anche la suocera Indira era stata uccisa per motivi religioso-politici. Il nonno Nehru, invece, era morto di morte naturale, ma aveva trascorso così tanti anni in prigione che la figlia, un giorno, quando qualcuno le ha chiesto dov’era suo padre, ha dovuto dire che erano tutti in prigione…

La storia tra l’italiana e il rampollo della dinastia Gandhi (rampollo suo malgrado: non avrebbe voluto entrare in politica, a lui piaceva fare il pilota) è però una storia d’amore. Parola abusata, ma qui, stavolta, sembra che anche dopo vent’anni di matrimonio, Rajiv trovasse il tempo, tra un viaggio e l’altro, di mandare teneri biglietti.

Insomma, nonostante tutto il cinismo che ci si può mettere a descrivere la vita di una coppia trascinata dalla politica, qui bisogna tacere, e lasciar spazio al pudore.

Le disgrazie della famiglia si sono accumulate negli anni. Il fratello di Rajiv, per esempio, è morto in un incidente aereo. Sua moglie Maneka, che non è mai andata molto d’accordo con la suocera Indira e con Sonia, ha ingaggiato contro di loro una vera e propria guerra politica, dopo esser rimasta vedova.

E sullo sfondo, l’India, piena, piena zeppa di contraddizioni: un paese con un altissimo tasso di poverissimi e un bassissimo (ma in crescita) tasso di ultramiliardari. Un paese che, negli anni di Indira, è ricorso alla sterilizzazione coatta, un paese con forti divisioni religiose e una corruzione distribuita a tutti i livelli del potere.

Non è possibile riassumere in un post quasi 600 pagine di libro: a me è piaciuto, perché è ambientato in un paese lontano ma parla di quasi cinquant’anni di storia (storia che non si riesce mai a studiare a scuola). E poi perché una delle protagoniste è italiana: non dimentichiamo che Sonia Gandhi, nonostante la sua ritrosia ad entrare in politica, è stata definita da Forbes come una delle donne più influenti del pianeta.

Mi è piaciuto anche perché ha dato molto spazio alle difficoltà personali dei personaggi e alla loro (di Sonia e Rajiv) riluttanza ad entrare in politica: mi son trovata davanti ad esseri umani, non statisti. E col brutto esempio degli “statisti” che abbiamo in Italia, questa è stata proprio una boccata di aria fresca.

Ecco, se devo trovare un difetto alla biografia, è che l’autore spesso giustifica Indira: è vero che il potere ti costringe a decisioni scomode, è vero che l’amore per il figlio pecora-nera l’ha spinta a scelte criticabili, è vero che è caduta vittima di superstizioni e santoni vari… Moro sembra sempre porre più in evidenza le giustificazioni ai comportamenti più difficilmente giustificabili.

Poco male: si tratta di storia così recente che è inevitabile essere di parte. Fra una trentina d’anni vedremo da che parte tira il vento.

Mi resta una curiosità: perché un autore spagnolo si è interessato così tanto alla storia di un’italiana che è diventata un personaggio di spicco in un paese così lontano come l’India?

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Il piccolo libro del superamento personale – Josef Ajram

La mia traduzione del titolo farà acqua come le cascate del Niagara, ma credo che il senso si capisca.

Josef Ajram è nato da madre spagnola e padre siriano. E’ un’autorità in Spagna per il suo lavoro in borsa, ma è anche molto conosciuto come atleta (bici, triathlon e ultra-competizioni).

Non ho letto il primo libro sul superamento personale. Questo ha due idee fisse (ma fisse nel modo giusto, non così esageratamente fisse da rendere noiosa la lettura): l’eccessiva dipendenza dai social e la caducità della vita umana.

Ajram è uno che raccoglie frasi e massime in giro per il mondo, dai libri, dalle pareti dei bagni pubblici, dai graffiti sui tavolini delle birrerie ecc… se le segna e ci riflette su. Questa è una raccolta di tali frasi con le relative riflessioni.

E’ difficile che un libro del genere dica davvero qualcosa di nuovo nel panorama del self-help, ma è una lettura piacevole e – a suo modo – utile, perché le verità più semplici e profonde sono quelle che ci dimentichiamo più spesso.

Dunque eccovi solo alcune delle massime che Ajram si è appuntato (non riporto i nomi di chi le ha pronunciate, è il contenuto che conta, non la fonte):

  • Preoccupati più del tuo carattere che della tua reputazione. Il tuo carattere è ciò che sei davvero. La tua reputazione è solo ciò che gli altri credono tu sia.
  • La felicità si raggiunge quando ciò che pensi, che dici e che fai sono in armonia.
  • Non puoi cambiare il tuo passato, ma puoi sempre dargli un nuovo significato.
  • Inciampare non è un male; arrabbiarsi con la pietra, sì.
  • Se stai cercando la persona che cambierà la tua vita, dà un’occhiata allo specchio.
  • Distacco non significa che tu non debba possedere nulla; significa che tu non sia posseduto da nulla.
  • Passare del tempo con i bambini è più importante che spendere soldi per i bambini.
  • Devi smettere, non sei capace. – Se smetto non sarò mai capace.
  • Essere una brava persona non costa nulla.
  • Vale la pena vivere? Tutto dipende da chi vive.
  • Disapprendere la maggior parte delle cose che ci hanno insegnato è più importante che apprendere.
  • Ci sono tre strade che portano alla saggezza: la imitazione è la più facile; la riflessione è la più nobile; e l’esperienza la più amara.

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Libri acquistati in vacanza

Ebbene sì, ho scelto le vacanze in Spagna perché dovevo acquistare libri in spagnolo… mi direte: ma potevi comprarli in Amazon…

Sì, è vero, ma con Amazon devo aver già scelto dei titoli da acquistare. Se vado a braccio, se non ho le idee chiare, preferisco toccare i libri con mano, leggere qualche riga all’interno e vedere se li capisco.

Dunque, ecco il bottino che ho portato a casa:

Dimmi chi sono (Julia Navarro), Ed. Debolsillo, Euro 9,95

Ne avevo sentito parlare per la prima volta da Steve Kaufmann, il poliglotta canadese, che ne era entusiasta. Ho già iniziato a leggerlo e confermo che quasi non mi serve il dizionario. Non so se la storia sia stata tradotta in italiano, ma è interessante, perché parla di una donna dell’alta borghesia che molla marito e figlio per andarsene con una spia russa negli anni Trenta.

La mappa del tempo (Félix J. Palma), Alianza editorial, euro 3,90 (!!!)

Libro di fantascienza che unisce avventura e storia d’amore nei secoli… non è il mio genere preferito, ma è uno spagnolo facile, e poi, per 3,90 euro, non potevo lasciarglielo.

George Orwell, Escritor en Guerra, ed. Debolsillo, Euro 12,95

Corrispondenza e diari dello scrittore dal 1937 al 1943.

Le migliori opere in castigliano del secolo XX (tre titoli, ognuno a 5 euro):

Le buone intenzioni, di Max Aub. Max Aub è nato a Parigi nel 1903, figlio di padre tedesco e madre francese. Si trasferì in Spagna da piccolo e poi scelse il Messico come la sua residenza definitiva. Questo romanzo è ambientato nella Madrid popolare tra il 1924 e il 1934.

Il canto dei ciechi, Carlos Fuentes: Fuentes è ormai un classico spagnolo, non potevo lasciarlo sullo scaffale. E’ una raccolta di racconti.

Su eroi e tombe, Ernesto Sabato. Sabato era un fisico argentino che ha abbandonato la carriera scientifica per darsi alla letteratura. Ho comprato due volumi (primo e secondo) di racconti.

E infine, ho comprato L’amica geniale della Elena Ferrante.

Ehm… sì, lo so, non è spagnola.

Quale è il senso di comprare un libro di un’autrice italiana tradotta in spagnolo?

Costava 9,90 euro. Qui in Italia non l’ho ancora trovato per un prezzo così basso…

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Racconti brevi da leggere in autobus, AAVV

Se il vostro compagno di banco o il vostro collega si lamentano che non hanno tempo per leggere, suggeritegli un libro di racconti. Brevi, brevissimi, da leggere in sessioni di pochi minuti. Così non avranno scuse (o ne troveranno altre, più credibili, o, forse, finalmente, diranno la verità).

Tramite BookMooch mi son fatta arrivare questo brevissimo libretto (in spagnolo, ma semplice, adatto alle mie basse capacità nella lingua), e mi son gustata dei racconti brevissimi e nuovi, mai sentiti, forse proprio a causa della loro brevità.

Escludendo Oscar Wilde, Alexander Afanasiev, Jack London, Franz Kafka, Katherine Mansfield e O. Henry, ho conosciuto nuovi autori. Eccone alcuni, che magari si possono trovare anche in lingua italiana:

Kate Chopin (1851-1904): nata nel Missouri, ha iniziato a scrivere a 37 anni, ma ha avuto una vita molto criticata dai benpensanti del tempo (fumava, beveva… inaccettabile per una donna).

Rubén Darìo (1867-1916): nato in Nicaragua, considerato il padre del modernismo ispanico. Si dedicò alla carriera diplomatica, il che gli diede la possibilità di viaggiare in Europa e America.

Baldomero Lillo (1867-1923): nato in Cile, nella città mineraria di Lota, autodidatta, ottenne un posto nell’università grazie all’influenza di suo fratello, che era professore.

Joaquim Maria Machade de Assis (1839- 1908): nato a Rio de Janeiro, figlio di un pittore mulatto discendente da schiavi e di una lavandaia portoghese. Senza aver mai ricevuto una educazione formale, imparò da solo a parlare in francese, inglese e tedesco (tradusse Victor Hugo e Poe) e divenne uno degli intellettuali più famosi in Brasile.

Questi racconti mi son piaciuti. Soprattutto quello di Baldomero Lillo, ambientato in una miniera, dove il padre porta il figlioletto di 8 anni perché inizi a lavorare al buio delle gallerie.

Riscopriamoli, questi autori poco letti. Non lasciamoci guidare dalla globalizzazione che ci impone sempre gli stessi scrittori (a volte neanche tanto bravi).

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Niebla, Miguel de Unamuno

Sì, lo so che non bisognerebbe giudicare i libri dalle loro riduzioni, ma il mio spagnolo è ancora troppo rozzo per abbordare uno stile (e una storia) come questa:-(

Perché, diciamolo, è alquanto strana. Una meta-storia: un ragionamento sulla storia stessa e sul senso dei romanzi… e della vita.

Augusto, un giovane ricco ma poco pratico, un giorno esce in strada e si innamora di Eugenia, una ragazza che non ha mai visto. Peggio: da quel giorno, si accorge… delle donne. E non riesce a fare a meno di innamorarsi di tutte quelle che incontra. Inclusa Rosario, la ragazza che gli stira i vestiti.

Però, Eugenia è fidanzata. Con un nullafacente, certo, ma è fidanzata, e rifiuta l’amore (ma si può parlare di amore??) di Augusto. E Augusto decide di sacrificarsi, aiutare la ragazza finanziariamente senza chiedere nulla in cambio.

Lei accetta, non senza fatica. Ma solo dopo che il suo fidanzato le ha fatto capire che non vuole sposarsi, né lavorare.

Salto un po’ di passaggi e arrivo alla fine: Augusto decide di suicidarsi, ma prima di farlo, va a parlare con Unamuno in persona. Sì, il suo autore.

Ecco perché parlo di meta-storia. Richiama alla memoria sia i “Sette personaggi in cerca di autore” di Pirandello, scritto più o meno nello stesso periodo (ma sembra indipendentemente l’uno dall’altro), “The Truman show, e anche, a mio modesto parere, “Blade Runner“.

Solo che il romanzo di Unamuno è punteggiato di riflessioni filosofiche sulla vita, sull’amore, sull’anima, sulle donne, sui generi letterari… tutti argomenti che, in una riduzione, perdono profondità, e mi son sembrati ragionamenti di un bambino di sei anni. Devo leggere l’originale!

Mi piace l’uomo Unamuno. Mi piace sempre una persona capace di prendere decisioni, magari “sbagliate” (lui all’inizio era favorevole all’insurrezione dell’esercito di Franco), e mi piace quando, studiando la realtà, le cambia (ammettere di aver sbagliato è difficile… mi ricorda Thomas Mann, che, per ragioni diverse, ha tenuto un atteggiamento simile di fronte alla prima guerra mondiale).

Gente così decide dopo aver ragionato. Noi, al giorno d’oggi, decidiamo dopo aver guardato la TV.

I ragionamenti non arrivano sempre alla Verità, ma implicano comunque una fatica. Sì, decidere, scegliere, implicano fatica. Rischi, a volte. Come quelli che ha assunto Unamuno nel 1936, quando si è alzato in piedi durante la cerimonia di apertura dell’anno accademico (insegnava all’università di Salamanca) e ha detto quello che pensava della guerra incivile.

Ecco, sono innamorata (anche) di Unamuno.

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Anatomia di un istante, Javier Cercas, tradotto da @PinoCacucci1

(Me esfuerzo con la version en espanol de bajo)

Non ho ancora finito di leggerlo, ma si preannuncia un libro denso, dunque meglio che ne anticipi i contenuti.

Il 23 febbraio 1981 c’è un tentativo di colpo di stato in Spagna: il colonnello Tejero entra nel parlamento di Madrid durante una votazione. Ci sono degli spari a vuoto: tutti si nascondono sotto gli scranni. Tutti tranne il primo ministro Juarez, il tenente generale Mellado e il segretario del partito comunista Carrillo.

Cercas era poco più che adolescente quando è successo. Di quell’evento gli sono rimaste impresse due cose: innanzitutto, che di tutto il parlamento, solo tre persone non si siano nascoste (e, ci fa notare Cercas, molti parlamentari erano reduci di guerra); in secondo luogo, che nessuno si mostrò davvero indignato per quel tentativo antidemocratico, nessuno fece niente per farlo fallire (e se fallì, fallì per altri motivi).

La Spagna era uscita da pochi anni dal franchismo e si trovava nel mezzo di una transizione verso la democrazia. A prendere le redini della transizione era stato proprio Juárez, che però non poteva nascondere i suoi passati legami col regime.

Le transizioni sono difficili. Il paese si trovava ad affrontare una profonda crisi politica ed economica, senza contare il fatto che Juárez, stanco e demotivato, si sentiva attaccato su tutti i fronti: dai giornalisti, dagli imprenditori, dai finanzieri, dalla destra, dalla sinistra e dal suo stesso partito di centro.

Ma anche dal clero, che in passato l’aveva sostenuto ma che molto probabilmente era informato del tentativo di colpo di stato prima che avvenisse, e che non fece nulla per mettere in guardia le “vittime”. Perché? Ebbene: le alte cariche della Chiesa Cattolica se l’erano presa perché Juárez era stato poco convincente nell’impedire l’emanazione della legge sul divorzio… bella gente, il clero.

E sicuramente anche gli Stati Uniti sapevano in anticipo del golpe. L’allora ambasciatore statunitense Terence Todman si era incontrato pochi giorni prima in segreto col generale Armada, il fautore del golpe. Sicuro è che la Spagna in quei mesi dava fastidio agli USA: tutto il mondo andava verso destra (Tatcher, Wojtyla, Reagan), mentre la Spagna cercava la sua strada indipendente, addirittura legalizzando il partito comunista.

La politica spagnola non rientra nei miei interessi abituali, però mi appassiono alle manovre sociali e internazionali. Guardate: clero e USA si comportano ovunque allo stesso modo, devono imporre la loro visione, e non gliene frega niente di cosa vuole la gente.

E nessuno se ne rende conto.

In questa situazione, ci meravigliamo se in un paese c.d. europeo i militari cercano di prendere il potere senza che nessuno alzi la manina per esprimere la propria contrarietà?

Quel colpo di stato era in gestazione da mesi, se non da anni. Cercas ha raccolto una montagna di documentazione e si è accorto che tutta la stampa e le comunicazioni mediatiche precedenti al golpe, traboccavano di termini come “cambiamento di rotta”, “colpo di spugna”, “virata”, “colpo di bisturi”.

Le parole, insomma, non sono aria che esce dalla bocca: hanno delle conseguenze. Soprattutto se sono scritte.


23 Febrero 1981: tentativo de golpe en Espana.

El Coronel Tejero entra en el parlamento de Madrid durante una votacion. Hay disparos (pero ningun herido): Todos se ocultan. Todos excepto el primer ministro Juárez, el teniente Mellado y el secretario de el partido comunista Carrillo.

Cercas era poco mas que un adolescente en aquellos dias. De eso el se acuerda dos cosas: qu solo 3 personas no se sean ocultada (cuidado: muchos parlamentares eran veteranos); y que ningun se levantò con indignacion frente de eso golpe. Todos esperaban que qualquier cosa pasese, sin hacer nada.

Es Espana la dictatura se acababa de terminar hace unos anos; eran en un periodo de transicion, e de eso se era cargado Juárez, que pero no podia ocultar su recien relaciones con el regime.

Todos transiciones son difiziles. Habia una profunda crisi politica y economica. Juárez, canseado y desmoralizado, se sentia golpeado por todas las partes: de la prensa, de los industriales, de la finanza, de los conservadores, de los liberales y de su mismo partito.

Y la iglesia? Atras, la iglesia lo habia ayudado; pero aquel dia no dize nada a pesar de que es probable que habia sido enformada de antemano de el golpe. Porque? Porque estaba enfadada lluogo de la emanacion de la ley sobre el divorcio. Hermosa, la iglesia.

De seguro, tambien lo s Estados Unidos supean, pero estaban enfadado porque la Espana, a pesar que todo el mundo se volvea conservador (Tatcher, Wojtyla, Reagan), se volvea de modo indipendiente (por exjemplo, habia legalizado el partito comunista).

No pasò nada, la democracia sobreviviò, a pesar de los USA y de la Iglesia, que quieran siempre hacer sus quehaceres…

Pero… y eso no concerne solo Espana: ningun se queja de un tentativo de golpe? Todos miran los hechos en la Tele y ningun hace nada?

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La maja nuda, V. Blasco Ibanez

Non so cosa pensare di questo romanzo. Mi è stato fatto passare come un caposaldo della letteratura mondiale in generale, e spagnola in particolare, ma l’ho trovato abbastanza slegato nelle sue varie parti.

Trama: Renovales, un pittore di Madrid, dopo una gioventù da bohemièn, si “sistema”, sposa Giuseppina, la figlia di un diplomatico decaduto, diventa ricco e famoso, e ha una figlia che per lui è un gioiellino, Milina. Tuttavia, gli manca qualcosa.

Nonostante la fama e la ricchezza, la sua arte è bloccata. I limiti principali li pongono, all’inizio, il bisogno di denaro, che lo costringe a dedicarsi alla ritrattistica anche se non ci si sente portato, e, in un secondo momento, la moglie, tutta casa e chiesa, che gli impedisce di dipingere nudi di donna, anche se lui si sente molto attratto da questo filone.

La moglie, poi, gli rovina la vita con la sua gelosia: lui è un marito fedele, ma lei lo incolpa di tradimenti che lui non ha compiuto. Finché si stanca e la tradisce sul serio con Conchita, una dama di gran classe ma abbastanza frivola.

Quando la moglie muore, lui rivive un innamoramento postumo: la vede in tutti i quadri che ha dipinto e la idealizza nella memoria, scontrandosi anche con i ricordi di chi la moglie l’ha conosciuta sul serio e gli dice che… beh, le cose non stavano proprio così!

Dopo un periodo in cui ricerca la moglie in donnine e cantanti dei bassifondi, si rende conto che lei è morta e che la morte sarà la vincitrice su tutte le passioni umane.

Renovales è un uomo dagli atteggiamenti altalenanti: il che, nella realtà, succede. Tuttavia, da un romanzo mi aspetterei una linea che guidi le scelte del personaggio; quel suo desiderare la morte della moglie e poi pentirsene subito dopo; quella sua fedeltà colpevolizzante e poi quel tradimento spudorato; quella sua brama spasmodica per Conchita e poi l’odio che lo prende quando lei lo deride… insomma, sei un adulto, deciditi!

E poi non sopporto i suoi personaggi femminili. Giuseppina è una borghese ignorante e bigotta che passa dall’amore profondo alla gelosia più abbietta e capricciosa. Milina sembrava la consolazione della vita del padre, e invece alla fine sta là con mani e bocca aperte in attesa di soldi per pagare i debiti. Conchita forse è la più umana: frivola sì, ma con stile. Insomma, qui non c’è una Donna degna di tale appellativo.

Credo che la traduzione che ho letto (il mio libro è del 1953) abbia contribuito non poco al mancato apprezzamento: odio i vezzeggiativi, e il romanzo è pieno di manine e boccucce…

Ma perché questo libro era così famoso?

Devono averci fatto sopra un film…

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La dieta che allunga la vita, Josep Lluis Berdonces

Di saggi in materia nutrizionistica ce ne sono tanti, ormai, per metterne in circolo ancora. Dunque non so che senso abbia pubblicare libri come questo che non dicono nulla di nuovo e che, per di più, non riportano nessuna fonte ufficiale.

Ma… per chi si approccia all’argomento per la prima volta, anche questo semplice libretto va bene!

L’autore è laureato in medicina (interessante che non scrivano “medico”) ed è specializzato in fitoterapia, dunque dà molto peso agli enzimi e ai cibi naturali e/o crudi, germogli inclusi, e fa precedere il tutto da un’introduzione generale sul funzionamento del corpo umano.

Segue una lista di malattie con relative spiegazioni e una lista di nutrienti con relative funzioni.

Ci sono però anche affermazioni un po’ controverse, come quando dice che il pane (glutine incluso) è un ottimo alimento e che i latticini e i succhi di frutta vanno bene, senza specificare meglio. O ad esempio quando dice che il pane di segale non offre vantaggi rispetto al pane bianco… a me risultava che avesse un carico glicemico più basso, ma nel libro questo aspetto non viene approfondito.

Insomma, non mi ha entusiasmato.

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Marina, Carlos Ruiz Zafòn

Romanzo, come gli altri di Zafòn, adatto ad un pubblico giovane e ha chi ha voglia di distrarsi, dedicandosi un po’ a risurrezioni grazie a sieri estratti da farfalle nere. Perché no?

I libri di Zafon ti affascinano per il mistero in cui ti trascinano, ma anche perché ti fanno immaginare Barcellona come forse non è più: piena di vicoli in cui da un momento all’altro può saltar fuori una donna vestita di nero di cui non puoi vedere il volto, nascosto per le cicatrici causatele da una vendetta… (ma a Barcellona non ci sono mai stata, magari è ancora così!).

Un po’ feuilletton, ma carino: lo vedrei bene al cinema.

Ci sono dei parallelismi tra i personaggi, perché ci sono due storie parallele: quella di German e della figlia Marina (di cui, manco a dirlo, si innamora il protagonista Oscar), e quella di Kolvenik ed Eva. In entrambi i casi ritornano i temi delle malattie trasmissibili, dell’arte, della vita vagabonda e delle improvvise fortune economiche.

Gli ingredienti per una lettura leggera ci sono tutti.

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