Una scrittura che incanta.
Ruth e la sorella minore Lucille vengono lasciate dalla madre sulla soglia della casa della nonna, poi la madre va a buttarsi nel lago. Quando la nonna muore, di loro si occupano due prozie zitelle, Miss Lily e Miss Nona.

Le due anziane signore si sforzano di essere gentili, e ci riescono anche, ma senza mai liberarsi di un velo di apprensione verso queste due ragazzine che non comprendono. Sentono inoltre molto forte la mancanza delle loro abitudini, così alla fine riescono a far tornare a casa Sylvia, la sorella della loro madre.
Sylvia se ne era andata molti anni prima e per lungo tempo non aveva dato notizie di sè. Il marito era sparito (morto? Si erano lasciati? Disperso?) e lei aveva cominciato a girare il paese in lungo e in largo salendo sui treni da clandestina e conoscendo un sacco di persone fuori dagli schemi.
Sylvia si affeziona alle due nipoti, ma non riesce a mettere radici: è proiettata sui binari e si perde nei suoi pensieri ogni volta che sente il fischio di un treno. Inutile dire che la casa va a catafascio, le foglie si accumulano negli angoli e le stanze, che a volte sono invase dall’acqua del lago che straripa, hanno i muri pieni di muffa e le poltrone inzuppate.
Ruth e Lucille, approfittando di questa zia che vive nel suo mondo, bigiano la scuola e se ne vanno nei boschi o sul lago a pescare, finché le autorità cominciano a interessarsi del loro caso, ma mentre Lucille viene attratta dalla vita borghese e ordinata delle sue amiche, Ruth prende le parti della zia.
Le due sorelle, che fino ad allora sono sempre state molto legate, cominciano a vedere tutto in modo diverso, non si mettono d’accordo neanche sui dettagli fisici dei luoghi e delle persone. Ad un certo punto Lucille, che non vuole diventare una reietta, se ne va ad abitare con una ex insegnante e lo sceriffo comincia a bazzicare a casa di Ruth e Sylvia prospettando una presa in carico di Ruth da parte dei servizi sociali.
La Robinson scrive molto bene, è riuscita magnificamente a rendere l’atmosfera invernale dei luoghi e il mood delle persone di quelle remote regioni americane. Il libro è tutto un rimando al bisogno di libertà in contrapposizione al nido domestico, all’imprevedibilità di un viaggio clandestino in contrapposizione alla sicurezza di una casa: una diatriba intima che lacera l’animo della zia Sylvia (e la vostra, di anima?).
Avventura o sicurezza? Imprevedibilità o abitudini?
Nessuna scelta viene giudicata dall’autrice, ma il libro mi è piaciuto perché mette a confronto due visioni del mondo completamente opposte lasciando intuire che gli affetti possono essere mantenuti qualunque sia la scelta che viene fatta.
Voi cosa scegliereste?
Io ho quasi cinquant’anni. E’ una vita che mangio pane e abitudini. Ma qui in Italia è più difficile saltare clandestinamente su un treno merci: sono chiusi.