Romanzo molto godibile.

Alan è un critico gastronomico famoso; sposato con una giornalista di ricchi natali, vive la vita invidiabile dell’alta borghesia, col giardiniere, la colf e la baby sitter; è iscritto a un club di lusso e si concede golf e vacanze ai tropici senza rimorsi.
Un giorno si imbatte in un barbone che lo saluta chiamandolo per nome e scopre che è il suo ex compagno di classe Craig: dopo un debutto fragoroso nel mondo della musica, Craig era uscito di scena e i due si erano persi di vista quasi trent’anni prima.
Alan è combattuto: da un lato inizia ad aiutare l’amico ospitandolo a casa sua ed informandosi da un avvocato circa i diritti che gli spettano per i dischi venduti; dall’altro, continua a provare verso di lui un’antica invidia per la sua scioltezza, il suo corpo ancora tonico, e, in generale, per la sua capacità di attirare la simpatia altrui.
Quando sono insieme, Alan e Craig tornano sedicenni: si ubriacano, ricominciano a parlare col vecchio accento scozzese, fanno le ore piccole.
Ma qualcosa va storto…
Mi fermo qui.
Romanzo ben costruito, sia dal punto di vista psicologico che della creazione dell’aspettativa, che poi viene premiata.
Interessante e ben dettagliato anche l’ambiente alto-borghese in cui Alan vive, senza dimenticare alcune scene comiche che sono piaciute pure a me (che di solito preferisco il drammatico).
Insomma: da leggere.