Mio marito non vuol sentir parlare di discriminazione sessuale. Dice che ormai le donne sono dappertutto, e non considera quanto questo “dappertutto” sia in realtà molto poco: sono in TV, ma per lo più per mostrare tanto e parlare poco; sono nei carabinieri e nell’esercito ma sono pochissime; sono in politica ma tacciamo sui numeri. Tranne qualche eccezione (che dimostra la regola proprio in quanto eccezione).

A casa mia, non so in quante altre, si dà sempre per scontato che sia io a dover preparare i pasti, fare la lavatrice, metter via i panni puliti, pulire i pavimenti ecc… ed è “normale” che mentre faccio tutto questo mio marito stia disteso sul divano a guardarsi i video di youtube.
E’ “normale” che non mi chieda mai se mi serve una mano (alla faccia di tutti i bei discorsi fatti prima di sposarsi sulla… collaborazione).
Tutto questo è scontato anche perché lavoro solo part-time, ma era scontato anche prima, quando lavoravo otto ore al giorno.
Quando sbotto e gli faccio notare tutto questo, allora si incavola e mi invita a dirgli cosa deve fare: perché il cesto della biancheria sporca che trabocca non lo vede, i gatti di polvere che ballano sul pavimento non li vede, la lavatrice da svuotare non la vede, i vetri opachi non li vede, le foglie sul vialetto non le vede, le immondizie da portar fuori non le vede…
Portalo dall’oculista, mi direte voi… ridiamoci su. Il fatto è che quando è così, si fa prima a svolgere i compiti in prima persona che elencare cosa c’è da fare.
Ma lasciando da parte casa mia, i segni della discriminazione sessuale, soprattutto qui in Italia, si vedono dappertutto.
Ad esempio, quando ti chiamano signora al posto di dottoressa, se hai una laurea:
Non credete a chi dice che “signora” è un segno di rispetto: nessuno, in un contesto professionale, chiamerebbe “signore” un uomo che ha un titolo di studio.
Costringervi a definirvi come la signora di qualcuno o la signorina di nessuno apre la strada alla violazione del vostro privato, perché se accettate di essere lette pubblicamente secondo i vostri rapporti personali, la vostra intimità diventerà demanio pubblico. Esigete che a definirvi sia quello che fate e sapete, non chi frequentate.
E ci sono altri fatti che non credo si possano contestare:
La domanda sulla conciliazione tra lavoro e famiglia è un must di ogni intervista alla donna di successo, mentre nessuno si sogna di rivolgerla a un uomo.
L’assenza di prole resta qualcosa da dover motivare.
Sul fatto che le donne sono le peggiori nemiche delle donne:
Solidarietà femminile è difendere dagli attacchi sessisti anche una donna con cui non sono d’accordo su nulla. Dagli attacchi sessisti, però, non da qualunque attacco. Fare body shaming su Daniela Santanchè o Giorgia Meloni sarà condannabile tanto quanto farlo su Elly Schlein o Laura Boldrini, ma per tutto il resto si rimane libere di criticarle.
A voi quante volte hanno detto “stai zitta”?
A me è successo molte volte nell’azienda dove lavoravo prima: “tu non devi parlare, tu non devi pensare, devi solo eseguire gli ordini!” oppure “quando ti dico corri, tu corri, così ti cala il culo!” frasi che difficilmente sarebbero state rivolte a un maschio con le stesse qualifiche.
E sapete qual è il colmo?
Che quando ho dato le dimissioni mi hanno chiesto come mai…
La strada per la parità è ancora molto lunga
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parte dalle famiglie. Già nella mia, non riesco a ottenerla…
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Eh eh..
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