Peterson è uno psicologo clinico e accademico (insegna ad Harvard e all’università di Toronto).

Le dodici regole che costituiscono un antidoto al caos sono queste:
- Stai dritto con la schiena
- tratta te stesso come se fossi una persona che devi aiutare
- cercati amici che vogliono il meglio per te
- confronta te stesso con il te stesso di ieri, non con qualcun altro di oggi
- non lasciare che i tuoi figli si comportino in un modo che non ti piace
- metti in ordine casa tua prima di criticare il mondo
- persegui ciò che ha un valore, non gli espedienti
- di’ la verità (o almeno non dire bugie)
- presumi che la persona che stai ascoltando possa conoscere qualcosa che tu non sai
- sii preciso quando parli
- non rompere le scatole ai bambini che giocano con lo skateboard
- coccola un gatto quando ne incontri uno per strada
Sebbene alcuni punti sembrino semplicistici o fuori-tema, in realtà Jordan affronta ogni argomento con solide basi scientifiche e psicologiche. Può dar l’impressione di prendere i discorsi da lontano (ad esempio parte con le aragoste per spiegarti come il corpo influenzi la psiche e viceversa), ma arriva sempre al punto.
Uno dei temi principali del libro, e che è trasversale un po’ a tutte le regole, è la comunicazione, l’ascolto e la capacità di esprimersi.
Le parole (il logos, il verbo, chiamatele come volete) sono uno strumento necessario per mettere ordine dentro e fuori di noi: se non si riesce a dare un nome a certi stati d’animo, se non si riesce a verbalizzarli, difficilmente si può capire come affrontarli, e i problemi si accumulano nel tempo, fino a diventare cronici.
L’esistente è caos. La vita è sofferenza, non si sfugge. Eppure abbiamo la capacità di mettere ordine. Certo, non è facile e richiede un impegno costante: ogni cosa VIVA ha bisogno di attenzione, altrimenti muore (i rapporti in prima linea).
Lui stesso ha provato sulla propria pelle cosa significa soffrire quando è stata scoperta la malattia degenerativa della figlia di pochi anni. Peterson ci racconta questo, e ci racconta (cambiando i nomi) alcune esperienze dei suoi pazienti.
Le sue analisi si servono di vari strumenti: dalla biologia all’etologia alla religione. Per quanto non si debba essere troppo succubi della cultura imperante, ammette che le esperienze del passato hanno aiutato i nostri predecessori a superare dei brutti momenti, e se le conosciamo, se le capiamo, queste analisi possono essere utili anche a noi.
Consigliatissimo ai genitori il capitolo in cui spiega come comportarsi con i figli, e, soprattutto, perché.
Un bel saggio, scritto in uno stile divulgativo ma mai superficiale.