Sebbene il libro sia stato pubblicato nel 1972, l’ho trovato di un’attualità eccezionale.
La storia è ambientata nel 1938.
Il ragionier Liguori si trova a Venezia per una conferenza generale nel campo assicurativo, dato che lavora per una grossa compagnia del settore.
Il suo intervento attira l’attenzione e il plauso del “direttore supermega capo” che lo elogia e, quasi di striscio, gli suggerisce, prima di tornare a Milano, di andare a bere un bicchiere in una osteria tipica di Venezia.
Liguori ci va e… ci resta due mesi. Non solo all’osteria: conosce una donna, e si trasferisce a casa sua, pur non capendo bene come abbia fatto lei, vivendo sola, a tirare avanti senza entrate fisse. Il ragioniere, distinto signore, entra a far parte del mondo di Venezia: passeggia, fa l’amore con la Lina, passa pomeriggi e serate a parlare con i perdigiorno della città.
E gli piace.
Gli piace tanto. Non pensa più al lavoro che gli ha garantito prestigio e un non indifferente stile di vita, né alla moglie e alle figlie, a cui non si era mai davvero affezionato.
Lui, che era sempre stato uno studente e un impiegato modello e che aveva sempre soffocato ogni passione che non fosse in linea con le aspettative del suo ambiente, si affeziona agli amici di Venezia, poveri e ignoranti, ma sinceri e passionali.
Ma la pacchia non può durare in eterno, e per una pura coincidenza, viene scoperto e riportato a Milano, e qui c’è la delusione: non si ritrova più. Non percepisce più il senso del suo lavoro o della sua famiglia. Si accorge di essere la rotellina di un ingranaggio di cui non capisce l’utilità e ciononostante continua a svolgere il suo dovere, perché è quello che tutti si aspettano da lui.
Finché non scoppia la guerra, e con la trama mi fermo qui perché non voglio rovinarvi il finale.
Non mi aspettavo un romanzo così contemporaneo, che mi facesse percepire così bene il senso di inutilità che ti prende quando ti metti addosso un ruolo che è stato disegnato per te da altri.
La SNAG, le alte mansioni che egli era stato chiamato a ricoprirvi, quella sua attività di Ispettore Generale così universalmente apprezzata e lodata, citata abitualmente a modello, tutte cose che gli avevano offerto più d’una soddisfazione – se ne ricordava benissimo; ma meritavano veramente di assorbire del tutto la mente di un uomo e il suo animo, di figurare lo scopo d’una vita?
E’ un libro sul conformismo e sulla presa di coscienza di ciò che davvero ha valore nella vita.
Attualissimo.
Wow! Ce l’ho, e l’ho letto tanti anni fa
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Finalmente ho trovato qualcuno che lo conosce! Ogni volta che ne parlavo con qualcuno del mio giro, mi facevano tutti gli occhi da pesce…
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Dovrei rileggerlo…
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Io non rileggo mai… Mi fa sentire in colpa verso tutti gli altri libri che restano da leggere…🥴
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