Per parlarci di Seneca, De Crescenzo finge di aver trovato in cantina la corrispondenza con Lucilio e di discuterne con un’archeologa in erba, con la quale fa pure un po’ il piacione.
Non capisco perché Seneca non sia un best-seller al giorno d’oggi. Il suo modo di vedere l’uomo e il mondo è attualissimo, senza contare il fatto che un bel po’ dei problemi dei suoi tempi sono validi ancora oggi.
Pensiamo al rapporto tra generazioni:
“Essere giovani vuol dire amare il disordine. Essere anziani, invece, optare per l’ordine. Né potremmo pensarla diversamente, dal momento che l’uomo anziano detiene il potere e quello giovane desidera conquistarlo.”
Oppure, a questa frase, che potrebbe essere applicata a tanti personaggi che vediamo in TV:
“Molti dei nostri amici hanno il complesso di Erostrato: smaniano per farsi ricordare, sia pure per ragioni infamanti.”
E leggete qui, se credete che l’eutanasia sia un problema dei nostri tempi:
“Il saggio vivrà tutta la vita che gli sembrerà opportuno vivere, e non già quella che dura più a lungo. Se si vedrà colpito da una disgrazia insopportabile, si procurerà da solo la morte. (…) Troverai dei filosofi che ti negheranno questo diritto. Ebbene, o Lucilio, ricordati di quello che ti dico: costoro sbagliano. Non si capisce, infatti, perché sottoporsi alla crudeltà di una malattia, quando è così facile evitarla”.
Infine, tra le tante, mi è rimasta impressa la conversazione che i due hanno in merito agli spettacoli: si lamentano che il popolo si accontenta di spettacoli di bassa qualità e che chi governa non si preoccupa di elevare i gusti terreni: bastava solo che Lucilio nominasse un reality o il Festival di San Remo, e avrei proposto di sottoporre le sue lettere alla datazione al carbonio…