Il miglior libro che ho letto fino ad ora di Rampini (il terzo).

Ci fa notare alcune piccole cosette che, nella pur breve storia di internet e dei colossi della rete, forse non abbiamo notato.
Innanzitutto, molte di quelle che all’inizio erano start-up nate con scopi libertari ed egalitari o comunque con una visione prettamente anti-sistema, una volta che i loro fondatori sono “cresciuti”, sono diventate molto simili alle multinazionali di vecchio stampo.
Elusione fiscale, utilizzo di fondi pubblici, mire monopolistiche, accordi segreti a scapito dei propri dipendenti: ecco solo alcune delle pecche di cui soffrono giganti come Amazon, Apple, Google & co.
E poi ci sono le ricadute negative su chi usufruisce dei loro servizi: noi.
Non utilizziamo più il muscolo della memoria, ad esempio, col rischio che vada perso; crediamo che la tecnologia ci offra maggior tempo libero, e invece siamo sempre connessi, per lavoro o “svago”; la nostra privacy sta andando a farsi benedire in cambio di contropartite che a volte, semplicemente, non ci sono (come la prevenzione degli attacchi terroristici).
Certo, ognuno di questi giganti è un discorso a sè (Bill Gates, ad esempio, utilizza quasi metà del proprio patrimonio per scopi filantropici), ma la tendenza è in gran parte univoca.
Rampini, poi, da giornalista quale è, si interroga sul futuro della carta stampata: ormai quasi nessuna testata, neanche tra le più grandi, tiene corrispondenti all’estero. Costano troppo.
Ci si affida alla rete per conoscere le informazioni fuori dei propri confini: salvo poi trovarsi totalmente impreparati davanti a colpi di stato o cadute di regimi.
Questo saggio è uscito nel 2014 ma è ancora molto attuale, sebbene continui a nominare Obama come presidente degli States.
A me è piaciuto molto.