In questa autobiografia la pianista Xiao-Mei ci racconta cosa ha significato per lei e per tantissimi altri artisti vivere durante la rivoluzione culturale in Cina.

Figlia di intellettuali, è stata subito considerata come una possibile traditrice del paese.
Quando la rivoluzione culturale è iniziata, lei studiava al conservatorio di Pechino. In pochi mesi, l’istituto è stato trasformato prima in un conservatorio senza musica, perché considerata reazionaria; poi in un conservatorio senza corsi, perché gli studenti dovevano dedicarsi solo alla politica e alle autocritiche; infine in conservatorio senza studenti, perché sono stati mandati tutti a rieducarsi nelle campagne e nelle fabbriche.
Dieci anni in cui nessuno poteva studiare né leggere libri, ve lo immaginate?
Dieci anni in cui non si poteva ascoltare nessun tipo di musica al di fuori delle ballate politiche cinesi o albanesi.
Per fortuna (!) Le guardie erano così ignoranti che non erano capaci di distinguere le musiche comuniste da Mozart e Beethoven… Cosa di cui la pianista Xiao-Mei ha approfittato quando è riuscita a farsi portare il suo pianoforte al campo…
Ci sarebbe molto da dire su questo libro ma sto scrivendo col cellulare perché il PC è ko 😭, abbiate pietà…
Cinque stelle su cinque 👍
Grazie, è intrigante… mi hai incuriosito! 🙂
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