Open (Andre Agassi) @LibriEinaudi

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Ho deciso di dedicarmi a questa biografia, solo dopo aver letto molte recensioni positive: non mi interessa il tennis e quasi non mi ricordavo di Agassi, perché avrei dovuto perdere tempo con 496 pagine di sport?

Per fortuna, qui di tennis non si parla molto.

Inoltre, il testo in sé è stato scritto da Moehringer, un premio Pulitzer: e si sente.

Ben fatto! Senza fingere che il nome in copertina sia anche quello dell’autore, Agassi ha deciso di svelare nell’ultimo paragrafo il nome di chi si è occupato della stesura. E’ una sincerità che mi piace: odio le bio di personaggi che si spacciano per scrittori.

Le parti più sconvolgenti, sono quelle che parlano del padre di Agassi. Armeno-iraniano, è immigrato negli Stati Uniti con documenti falsi. Già in Iran era famoso come pugile (aveva partecipato anche alle olimpiadi). Arrivato negli Stati Uniti, decide che i figli devono diventare ricchi e famosi col tennis.

Li fa morire!

Allenamenti estenuanti, spara-palle costruito da lui, monotematicità dei discorsi, pillole, spinte, scuola-prigione, urli e umiliazioni: tutto per cercare di farli sfondare.

Ci riesce solo con Andre, anche se, per anni e anni, Andre odierà il tennis.

Incapace di accettare le sconfitte, Andre sarà spesso tentato di mollare tutto: una volta regalerà racchette da centinaia di dollari ai barboni, una volta darà fuoco a fogli e foglietti in una camera d’albergo…

Incredibile come le persone ricche e famose siano insicure di sé, incredibile quante paure le tormentino.

Andre Agassi sarà sempre incompreso dai giornalisti, che criticavano il suo look simil-punk, e lui sarà sempre incapace di passare incolume sopra certi articoli.

Un’altra fisima saranno i suoi capelli: li perdeva. Era arrivato al punto di indossare un parrucchino, con tutta l’ansia che poteva provocargli il rischio che cadesse durante un match.

E poi… la sua amicizia con Barbra Streisand, i suoi matrimoni con Brook Shields e Steffi Graf… i suoi amici, importantissimi…

Inquieto, insoddisfatto, lunatico: sono tanti gli aggettivi che gli si addicono. Si sente davvero felice solo quando aiuta qualcuno: la figlia di un amico ferita in un incidente, il cameriere di un ristorante che non ha soldi per l’università dei figli… E la sua fondazione per l’educazione in un quartiere degradato.

Lui, che ha mollato la scuola in terza media, raccoglie milioni di dollari per mandare avanti una scuola modello.

E su tutto, su ogni vicenda, personale o pubblica, incombe il tennis, l’odiato tennis.

Quanta gente conoscete che fa un lavoro che odia eppure lo fa bene?

Il fatto è che una volta intrapresa una strada, bella o brutta, cambiare è difficilissimo.

Una volta che il tuo curriculum mostra un certo ruolo professionale, continuano a cercarti per quel ruolo professionale. Non ti schiodi più.

Scusate, sto divagando…

 

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Filed under authobiographies, autobiografie, automiglioramento, book, Libri, Libri & C., Scrittori americani

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