Coral Glynn è un’infermiera privata che va ad assistere una anziana malata terminale in una villa. Là c’è il figlio, reduce di guerra col corpo sfigurato.
Quando la donna muore, lui le chiede di sposarlo.
Lei è una timida cronica, lui non è più abituato a trattare con la gente e fa gaffes a non finire (come quella di offrirle, come talamo nuziale, il letto in cui è morta la madre).
La coppia parte male fin dall’inizio, sembrano caduti in una cosa più grande di loro al solo scopo di non vivere nella solitudine tutta la vita.
A ciò si aggiunge un barbaro omicidio nel bosco vicino: Coral viene coinvolta perché sapeva qualcosa ma non ha parlato subito.
Il maggiore ha un amico di lunga data, con cui ha avuto una storia.
Ecco gli elementi base di questo romanzo, e tutti ruotano attorno a una spaventosa incomunicabilità.
Eppure, alla fine, si arriverà ad una specie di chiusura felice…
Una lettura piacevole per l’isolamento fiduciario, anzi, forse proprio adatta: si vive l’uno accanto all’altro e non ci si conosce.