Un’autobiografia di una scrittrice me l’aspettavo un poco più approfondita o almeno più ricercata nella forma. Si tratta invece di un elenco di piccoli eventi normalissimi: dalla descrizione dei genitori e della loro morte, alla rievocazione dei giorni di scuola, dei tentativi di recitare, di trovarsi un lavoro…
Non è il contenuto a lasciarmi perplessa, ma lo stile: banale, come avrebbe potuto scrivere l’uomo della strada.
Se io l’ho letta in due giorni, è perché mi piacciono le autobiografie degli scrittori… la mia velocità è stata dettata dalla curiosità di trovare elementi correlati alla sua professione o alle sue amicizie letterarie, ma alla fine è stata per lo più delusa, perché, della scrittura, la Higgins Clark parla solo in via incidentale, come di qualcosa che desiderava ardentemente ma di cui poco approfondisce le difficoltà e i progressi (tranne che per il numero di rifiuti ricevuti agli inizi).
E’ stato comunque interessante leggere della sua esperienza come hostess della PanAm e dei tentativi di sua madre di preservare l’integrità della figlia dopo la vedovanza.
Altri fatteruncoli comici non rilevano e ci posso passar sopra.