Speravo meglio.
La mia difficoltà col libro risiede tutta nello stile: il racconto è svolto sull’onda dei ricordi di alcuni personaggi che hanno conosciuto Gerda Tardo, la ragazza con la Leica, appunto, e la scrittura è, proprio come i ricordi, sconnessa, saltellante, frammentaria. I ricordi sono così, e la Janeczek ne ha reso bene il flusso, ma mi ha tolto il piacere della lettura.
Sarà che è estate, e cercavo qualcosa di più leggero.
La storia è raccontata dopo che Gerda Taro è morta sotto le ruote di un cingolato durante la guerra spagnola. La ricordano i suoi amici, ognuno con un punto di vista leggermente diverso.
William, ad esempio, sull’onda della nostalgia: lui di Gerda era innamorato, ma con lei non è mai riuscito a stabilire il rapporto come avrebbe voluto.
Un’altra che racconta di Gerda è la sua amica Ruth, e lei lo fa sull’onda del senso di colpa, per averla abbandonata.
Sono gli altri a raccontare Gerda: ne viene fuori il ritratto di una giovane allegra, bella, di cui è impossibile non innamorarsi, ma anche piena di battute che sviano il discorso, che alleggeriscono temi che avrebbero bisogno di essere affrontati.
Alla fine, dunque, l’immagine di Gerda resta misteriosa: chi è davvero non lo sa nessuno. Resta questo vuoto che la Janeczek cerca di raccontare a parole e foto, anche se le foto a volte sembrano contraddire la storia.
Mistero.
Questo e’ un libro che voglio leggere. nel 2008 ho visto una mostra delle sue foto insieme a quelle di Robert Capa e mi hanno colpito moltissimo. https://vitadamuseo.com/2008/11/11/this-is-war-robert-capa-at-workgerda-taro-a-retrospective-london-barbican-art-gallery/
Se vuoi leggere un racconto di viaggi fotografico che mi e’ piaciuto moltissimo ti consiglio questo di John Steinbeck https://vitadamuseo.com/2018/08/06/diario-russo-a-russian-journal-1948-di-john-steinbeck-con-fotografie-di-robertcapa/ 🙂
LikeLiked by 1 person