Già, bella domanda. Chi ci crediamo di essere? O, più semplice ancora: chi siamo? Pensiamo di saperlo, crediamo di essere la persona che va al lavoro, che risponde al telefono, che si sposa, che va a fare la spesa… Eppure non ci sentiamo mai davvero rappresentati da queste azioni. Sentiamo che siamo qualcosa di più.
Cosa, però, non si sa.
E’ un guaio: perché ciò che ci definisce non è il pensiero: sono le nostre azioni. Abbiamo bisogno di avere un passato intessuto di azioni, per definirci. E credo che sia qui la ragione per cui ci sentiamo così insicuri durante la gioventù. Perché non abbiamo agito abbastanza, non abbiamo avuto il tempo materiale di fare le nostre scelte: ci manca il materiale su cui costruire la nostra autodefinizione.
Proprio quello che succede a Rose: non sa esattamente chi è. E non sa di non saperlo. Ci accorgiamo che qualcosa non va solo perché lei vorrebbe essere sempre da un’altra parte: lontana dalla madre adottiva Flo, lontana dal fidanzato che sposa senza volerlo, lontana dalla figlia che non capisce, lontana dalle aspettative del suo originario ambiente sociale.
Non sapendo chi è, non sa cosa vuole sul serio, sa solo da cosa vuole allontanarsi. E ci troviamo, ad esempio, a leggere dei suoi tentativi di iniziare una relazione con un uomo che non riesce a incontrare (anzi, più di uno).
E poi, che lavoro fa? L’attrice: una che riveste ruoli altrui. Non certo una scelta casuale, nell’economia di un romanzo in cui la protagonista non ha un ruolo suo.
Questo è un libro che non ti trascina per la trama: succede poco, tra le sue pagine. E’ un romanzo che si snoda in profondità, non in ampiezza; e se cerchiamo verità, qui dentro, le troviamo nei dettagli, nelle sensazioni che la Munro sa rievocare mettendoci davanti a piccole immagini.
Immagini come questa:
“… La singola vergogna che si portava costantemente appresso…”
Gente, questa è psicologia pura.
Non vi è mai capitato di sentirvi addosso una vergogna senza aver commesso alcun peccato se non quello di… esserci?
Rose è una persona apparentemente soddisfatta sul piano personale: lavora in radio, la gente la conosce, è famosa. Eppure si porta addosso sempre questa sensazione di mancanza.
E’ come se mancasse a se stessa. Come se si cercasse negli occhi di un desiderato amante. E l’amante sfugge: perché chiudono le strade e non può raggiungerlo, perché la figlia si ammala e non può esser lasciata da sola o per una serie di mille altri intoppi.
La Munro sembra dirci: non cercate altrove, chi siete.