Quando un giorno ci vieteranno di leggere libri, allora in Italia ci tornerà la voglia di leggerli.
Ecco cosa mi è venuto in mente leggendo questo romanzo: i due ragazzi cinesi costretti, negli anni Settanta, a vivere in mezzo ai monti per essere rieducati perché figli di intellettuali, sviluppano una voglia pazzesca di leggere proprio perché gli è stato vietato.
Difficile immaginare un paese con milioni di esseri umani a cui è vietato leggere: dove tutti i libri sono stati bruciati (ad eccezione dei testi “formativi”, alla Mao).
Dove possedere un volume proibito è davvero pericoloso.
Ma in quegli anni, non erano solo i libri a mancare: erano proprio le storie! La fantasia! La bellezza!
Il capo villaggio, che ha la responsabilità di vigilare sui suoi paesani, sente questa mancanza come tutti gli altri, ed è disposto a concedere ai due giovani una giornata di libertà dai lavori affinché loro vadano in paese a vedere un film, e tornino a raccontarlo.
La fine è spiazzante: l’effetto che i libri di Balzac avranno sulla bellissima sartina cinese, di cui entrambi i ragazzi sono innamorati, mi ha lasciato quasi a bocca aperta.
Ma è così: ognuno prende dai libri quello che gli interessa, quello che sente più affine.
E i due giovani rieducandi si troveranno a compiere un gesto che non si sarebbero mai sognati di fare…
Bel romanzo: solo apparentemente leggero, con tanti significati dietro le righe.