Questa è l’autobiografia di una scrittrice e poetessa cinese, Hong Ying, nata sulle rive del fiume Yangtse nel 1962, proprio alla fine dei tre anni del “Grande Balzo”.
Il Grande Balzo, nella mente di Mao Zedong, doveva prendere la forma di un enorme progresso tecnologico che avrebbe portato la Cina al passo con gli altri paesi occidentali. Solo che si concluse con un fiasco: lo spostamento di fondi e manodopera dall’agricoltura all’industria fu una delle cause di una carestia senza pari. La gente moriva letteralmente di fame.
Hong Ying nasce in questo periodo. Il padre è un battelliere che ha problemi alla vista e ben presto resta cieco, perdendo il lavoro. La madre si arrangia come può per dar da mangiare ai sei figli. Hong Ying è la Numero Sei, e questo è il suo nome in famiglia.
Ma oltre alla fame, la futura scrittrice deve affrontare anche l’ostilità della famiglia, di cui non riesce a individuare le ragioni. Oltre al disprezzo delle sorelle e alla freddezza della madre, si trova davanti anche la derisione continua dei vicini di casa.
E’ come se tutti tranne lei conoscessero un segreto che le sta scritto in fronte.
A ciò si aggiunge che, da anni, un uomo la segue. Nell’ombra, senza rivelarsi né molestarla.
Posso fare un po’ di spoiler, tanto è difficile che riusciate ancora a trovare questo libro in giro;-)
Bè, l’uomo che la segue in realtà è suo padre. Lui e sua madre l’hanno concepita quando il marito di lei era all’ospedale, e lei non sapeva da che parte girarsi per mettere qualcosa in pancia ai figli.
E’ lo scandalo.
Nella Cina comunista il moralismo in materia sessuale non ha niente da invidiare ai più retrogradi ambienti cattolici. Ma il marito, una volta tornato dall’ospedale, decide che la moglie deve tenere il bambino.
Per evitare ulteriori conseguenze in famiglia, è costretto a denunciare l’amante della moglie. Al processo, questi viene giudicato colpevole di stupro (anche se tutti sanno che il rapporto era stato consenziente), condannato a non rivedere il figlio (la figlia) fino al compimento della sua maggiore età e a passare una somma mensile alla madre per il mantenimento.
Sembra un romanzo, vero?
E invece è vita vissuta.
Di questa autobiografia mi resterà in mente, al di là delle descrizioni della miseria e dei tentativi assurdi per trovare cibo, la mancanza di sentimenti positivi. Non c’è amore nella vita di Hong Ying, né da parte dei suoi, né da parte dell’insegnante di storia, col quale avrà una breve relazione (e che finirà per suicidarsi, così, tanto per mantenere allegra l’atmosfera).
Forse l’unico a cui la sua vita interessa è il suo vero padre, ma lei non gli permette di stringere un vero rapporto padre-figlia.
Il libro l’ho trovato in tedesco, dunque non ho potuto apprezzarne a pieno lo stile, tuttavia, da quel poco che ho captato, la Hong ha una scrittura asciutta ma densa, attenta ai particolari psicologici.
Se vi piace la Cina, vale la pena fare un po’ di fatica per cercare il libro in qualche negozietto di remainders.
Di libri sull’oriente ne ho letto qualcuno (anzi, forse solo “Memorie di una geisha”, a parte qualcuno sulla cerimonia del tè, che ho trovato belli, perché si tratta di un rituale particolare, e poi “Lo zen e il tiro con l’arco”, di Eugen Herrigel), ma non è mai stato un mondo che mi abbia interessato più di tanto. Buona domenica. 🙂
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