Ma cosa c’è da recensire, qui?
In questi giorni, in classe di mio figlio (una quarta elementare) stanno studiando le recensioni. La recensione, in soldoni, dovrebbe presentare il libro attraverso un breve riassunto che non sveli il finale e poi dovrebbe essere corredata da un parere sull’opera. Una recensione è tutta qui: perché non mi piacciono, non capisco (non ci arrivo) le recensioni piene di paroloni, più complicate del testo che stanno cercando di spiegare.
Eppure, un libro come questo non lo puoi né riassumere né valutare.
Cosa fai, dici che è un bel romanzo? Che la Woolf è una bravissima scrittrice? Ma per favore…
La storia è brevissima: una madre promette al figlioletto di andare a visitare il faro, solo che poi non ci vanno. Passano dieci anni, in cui la casa al mare va in rovina. Alla fine, la famiglia torna (la madre e due figli sono morti), e la gita al faro, finalmente si fa. Ecco, il riassunto non dice nulla. Come non ti direbbe nulla una persona a cui non parli.
Bisogna leggerlo. Scontrarsi con la prosa, con le ipotattiche e con le parentesi. E poi scoprire che certe immagini, certe sensazioni, sono le stesse che hanno colpito anche noi, e che continuano a colpirci, ogni tanto. E che siano immagini e sensazioni positive o negative, non importa: ci si sente meno soli.
E’ curioso, che un romanzo così, che parla, dopotutto, di solitudini, riesca a farti sentire meno solo. Ma ci riesce grazie al monologo interiore, quell’artificio che spalanca i corpi, che apre la corazza della pelle e ti fa vedere e sentire come qualcun altro. Si scopre che siamo tutti esseri umani con le stesse pulsioni, simpatie, antipatie e debolezze.
E ti fa riflettere sul fatto che quando qualcuno ti sta, letteralmente, sulle palle, tu non sai mai, mai, davvero, cosa quel qualcuno sta pensando o provando. Ce lo dimostrano bene Cam e James, durante la traversata che li porta al faro.
Ecco: non posso comunicare ai lettori del blog cosa significa leggere l’Incomunicabilità attraverso i personaggi di “Gita al faro”. Tanto vale chiudere qui.
In un prossimo futuro ho intenzione di leggerlo; grazie per questa trattazione! Buon pomeriggio. 😉
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Mi consigliano anche Orlando, ma forse ha un taglio più ironico, quasi divertente, dicono. Di sicuro ho acuto la mia difficoltà a leggere Le Onde!
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Non conosco molto di Virginia Woolf, se non “Una stanza tutta per sé; a casa ho un libro che racchiude “Gita al faro” e “Orlando”, m alo devo ancora leggere. Dopo aver letto tutto (credo) di Sylvia Plath, ora voglio leggere tutto della Woolf… ho idea che sia attratto da quelle scrittrici come loro, che sono morte suicide…
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