Avevo sempre sentito parlare di questa Mastrocola, che dovevo provare a leggere un suo libro. Ma forse ho iniziato da quello sbagliato perché, diciamolo, mi sono annoiata da morire.
Mi piaceva il tema: qualcuno ha la vita che vorrebbe? Oppure siamo tutti instradati su strade già scelte da altri a nostra insaputa?
La storia inizia con Filippo Cantirami, promettente giovane economista che deve tenere una lezione in un college inglese e ci va… con un gregge di pecore. L’evento in sé è spiazzante, ma lo diventa ancor di più per la sua famiglia di origine quando la notizia la raggiunge.
La madre e il padre di Filippo vanno in paranoia, ognuno a modo suo, e cominciano ad analizzare il passato del figlio per capire cosa hanno sbagliato: ma come, dicono, un figlio così promettente, con master e borsa di studio, finisce a fare il formaggio?
Poi si aggiunge la zia Giuliana, la zia preferita di Filippo, quella un po’ svagata, la pecora (!) nera della famiglia, che nonostante il background da medio-alta borghesia, si accontenta di fare la bibliotecaria: anche la zia Giuliana, dunque, sulle tracce di questo nipote che non si fa trovare.
Un po’ alla volta, salta fuori che questo Filippo nessuno l’ha mai capito. E il libro si chiude molti anni dopo, in Norvegia. Non dico altro, sennò svelo quel poco di suspence che potete trovarci.
Perché mi ha annoiato?
Beh, innanzitutto, a me non piace lo stile ironico/comico. E’ un limite mio, lo so, magari a qualcun altro piace. A me no.
Poi, secondo me, usa troppo discorso libero indiretto: alla fine stanca. Tutti quei giri di parole per esprimere pensieri e ricordi utilizzando il parlato.
E infine, proprio perché usa tanto discorso libero indiretto, il libro dice tutto. Tutto quello che i personaggi pensano. Manca il non detto. O meglio, il non detto te lo devi tirar fuori dalla storia generale, magari aiutandoti con le pseudo-saggezze sparse qua e là.
Ad un certo punto, ho dovuto iniziare a saltare pezzi di capitoli: non ce la facevo più…
Voto: 2/5.
Non so. Della Mastrocolo ho letto solo La Gallina volante e mi e’ piaciuto forse perche’ sono anch’io un insegnante (almeno in teoria – lo sarei stata davvero se avessi effettivamente accettato di insegnare, ma non l’ho fatto) e mi ci sono ritrovata un po’. Non ho letto altro perche’ non e’ mai stata in cima alla mia (lunghissima) lista dei libri da leggere assolutamente… 😉
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Credevo tu lavorassi in un museo!
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Infatti lavoro in un museo! 🙂 Ma ho l’abilitazione all’insegnamento (italiano, storia, geografia e St dell’arte) alle scuole superiori – abilitazione che non ho mai usato tuttavia…
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