Ma che bel libretto da leggere sul lettino in spiaggia!
La voce narrante è quella di Yaas, una ragazza di 12 anni che abita a Teheran. Racconta la storia di sua madre Bahar, ebrea povera, che è riuscita a sposare un ebreo ricco e che tramite questo matrimonio ha lasciato il quartiere degradato in cui viveva.
Sembra che i suoi sogni si siano avverati, ma non passa molto tempo che Bahar si accorge che il marito non è per niente innamorato di lei. Anzi, inizia subito una relazione con una bellissima e ricchissima donna.
Bahar si ritrova sì benestante, ma viene rifiutata sia dalla famiglia del marito che dall’ambiente in cui è stata inserita.
E’ una storia sulla mancanza di amore e sulle conseguenze che possono derivarne.
Scritto molto bene, dà bene l’idea delle chiacchiere e dei pettegolezzi che circolano attorno a una famiglia destinata al dramma, e lo fa tramite il discorso libero indiretto che dà voce a tutti quelli che commentano Bahar e la sua vicenda.
Ne vengono fuori vari ritratti di donne e uomini sempre in attesa del colpo di fortuna, e, allo stesso tempo, sempre sul chi va là (siamo in Iran: sembra siano tutti con occhi e orecchie aperte per scoprire qualche complotto degli americani…).
Ben congegnata la Cassandra della storia, incarnata (per modo di dire), dal fratello di Bahar, morto ma sempre presente sotto forma di fantasma: gira attorno a lei e alla sua famiglia, quasi a metterla in guardia su quello che sta per succedere. Solo dopo la prima metà del libro si capirà il legame che c’è tra questo fantasma e la ragazzina Yaas, la voce narrante.
Consigliato!