Racconti molto brevi, di poche pagine, pieni di dialoghi e di movimento. A volte i personaggi di colore sono stilizzati, a volte (a mio parere) un po’ ridicolizzati, ma Caldwell sa anche prenderne le parti, soprattutto quando i neri diventano le vittime di qualche gioco sadico o il bersaglio di uno sfogo temporaneo e fatale.
Le storie sono diversissime tra loro, cambiano le ambientazioni (sebbene si resti sempre nel Sud statunitense) e i protagonisti, anche i linguaggi. Non cercate grandi messaggi in questi racconti: il messaggio vero è la verosimiglianza, il non-è-vero-ma-potrebbe-esserlo. E questo non è poco.
Poi trovo fantastici i commenti che introducono ogni storia: è Caldwell che parla con molta ironia del mestiere di scrittore, dei critici, delle case editrici, dei suoi viaggi… del piacere dello scrivere.
Caldwell è un cantastorie.