I grandi hanno sempre frequentato persone che li aiutavano a diventare ancora più grandi: anche qui, Proust partecipava a riviste letterarie, gruppi nascevano al liceo attorno a delle linee filosofiche, venivano organizzate serate per discutere di cultura, conosceva Daniel Halévy (autore di una biografia su Nietzsche) e Oscar Wilde (erano entrambi omosessuali ma nei loro incontri non ci vedo niente di losco)… oggi non ci sono più circoli del genere. La cultura è diventata qualcosa da consumare dietro il pagamento di un biglietto, o da discutere davanti a una pizza con la musica che ti trapana le orecchie, tanto per far bella figura.
“Accettare se stessi è la condizione prima per poter scrivere”. Proust non ha iniziato subito a scrivere: ha raccolto materiale per anni, ma ha pubblicato la recherche solo quando si sentì pronto. E sempre ha seguito un unico padrone: “un artista deve servire soltanto la verità”. “L’obbligo morale in lui prendeva quella forma, molto speciale, del dovere dell’artista che è di dipingere con assoluta verità, con estremo coraggio, quello che vede”. Solo obbedendo a questo principio supremo è riuscito a vedere quello che altri non vedono (concezione dell’arte di Bergson!), come questo: “Non si sceglie la persona che si ama ‘dopo mille riflessioni’ per le sue qualità o per i vantaggi che offre, ma si sceglie soltanto sotto l’influenza di impressioni che, come si vedrà, spesso non hanno alcun rapporto col valore intrinseco dell’oggetto e anzitutto perchè quella persona si trova a esser presente in quel momento”. O questo: “Dopo anni di vita comune, che cosa realmente sappiamo dei nostri compagni o delle nostre compagne? Qualche frase, qualche gesto, qualche abitudine. Ma i pensieri segreti che compongono la loro essenza ci rimangono, per definizione, inconoscibili, mentre quelli espressi sono deformati dal linguaggio, dal desiderio di piacere, dall’incapacità, comune a quasi tutti gli esseri, di esprimersi”. A questi ostacoli aggiungerei: la prosopopea di conoscere la persona in tutte le sue sfaccettature per il solo fatto di viverci assieme da anni; la mancanza di interesse, che deriva da questa erronea convinzione; gli intrusi, siano essi uomini o oggetti; il tempo, che è sempre poco e che preferiamo impiegare nel tagliare l’erba o nello spolverare piuttosto che nell’approfondimento della personalità altrui. Ho dimenticato qualcosa?